Mauritius l'eden esiste davvero

Mauritius l'eden esiste davvero

 Articolo tratto da I viaggi di Repubblica 

 

UN MOSAICO DI CULTURE E TRADIZIONI
Un mosaico incredibile e affascinante, una scoperta continua. Un mix di profumi, sapori, colori, etnie, lingue, un luogo magico dove la Storia nasce e si forma dall'incrocio tra le Storie di civiltà di ogni parte del mondo, sbarcate qui cinque secoli fa e succedutesi senza sosta negli anni. Mescolandosi. Questo, ma non solo questo, è Mauritius, l'île Maurice di origine vulcanica che splende come una perla ben levigata a 900 km dal Madagascar, in pieno Oceano Indiano. Negli anni '90 fare il viaggio di nozze qui era obbligatorio, non eri "cool" se non mettevi piede a Mauritius. Oggi le distanze nel globo si sono accorciate e la concorrenza degli altri paradisi marini e marittimi è spietata, ma Mauritius conserva caratteristiche che la rendono unica nel suo genere, a partire dall'altissima qualità delle strutture di accoglienza, perfette per una clientela che ha bisogno di sentirsi a casa e di essere, al tempo stesso, coccolata.

UNA STORIA COMPLESSA E AFFASCINANTE
Uno degli hotel più affascinanti dell'isola, il Dinarobin, prende il nome dal primissimo appellativo che l'isola ricevette dagli arabi, che la chiamavano Dina Arobi (l'isola desolata); i portoghesi approdarono su queste coste pochi anni dopo, nel 1505, e la battezzarono Ilha do Cerne (isola del cigno) ma, malgrado tutte queste "perlustrazioni", l'isola rimase disabitata fino al primo insediamento olandese, nel 1598, e furono proprio i marinai provenienti da Amsterdam a darle il nome di Mauritius, in onore del principe Maurizio di Nassau.

 



Gli olandesi portarono con loro tutto il bene e il male della civiltà europea e, con i loro cani e i loro gatti, trapiantarono sull'isola i nemici naturali dell'ormai purtroppo leggendario Dodo, uccello incapace di volare che in pochi decenni, nel 1600, venne sterminato e che tutt'oggi rappresenta il simbolo di questa terra paradisiaca. Prima della colonizzazione, essendo un'isola vulcanica, gli unici animali a popolare Mauritius erano quelli che l'avevano potuta raggiungere via terra o via mare, in prevalenza uccelli ed è per questo che l'isola è totalmente priva di anfibi. In compenso, però, conta su una barriera corallina che mozza il fiato e immergersi nelle acque con maschera e boccaglio permette di ammirare uno degli spettacoli più belli offerti ad oggi dalla natura. 

DALLE COSTE ALL'ENTROTERRA
La costa settentrionale si è sviluppata molto negli ultimi anni e Grand Baie è oggi famosa per i suoi ristoranti e le discoteche. La zona nord vanta inoltre uno dei luoghi più amati di Mauritius, ovvero l'affascinante chiesa dal tetto rosso da cui ammirare la laguna a Cap Malheureux. Il sud presenta invece un paesaggio nettamente diverso, con scogliere a picco sul mare su cui si infrangono le onde che si formano nei punti in cui la barriera corallina che circonda l'isola digrada sul letto del mare, lasciando il litorale esposto alla violenza dell'oceano. In direzione ovest, l'occhio si perde tra incantevoli spiagge, hotel e resort.

I più romantici preferiranno forse la costa est, un susseguirsi infinito di insenature mozzafiato e lagune color smeraldo, rinfrescate da una piacevole brezza marina. Qui la vita è segnata unicamente dalla pace e dalla tranquillità, tanto per i pescatori locali quanto per i forestieri in visita: incastonata tra le montagne e il mare, la zona si caratterizza per piccoli, incantevoli villaggi dai nomi poetici come Petite Julie, Mare d'Australia e Queen Victoria e sempre qui si trovano alcune delle più belle spiagge del Paese, tra cui Belle Mare, che con la sua sabbia bianchissima è un irresistibile invito a crogiolarsi al sole immersi in un panorama da sogno. 

Spostandosi leggermente nell'entroterra, sulle colline attorno a Chamarel, è possibile visitare la distilleria di rum che reca il nome del villaggio, e, nelle ‘highland', scoprire le altre quattro città dell'isola: Quatre Bornes, che ospita un grande mercato all'aperto che è il luogo migliore per andare a caccia d'affari; Curepipe, dove generalmente la temperatura è più mite che in altre parti dell'isola, ed è consigliabile una visita ai giardini botanici; Rose Hill, dove le famiglie si rilassano al fresco gustando un gelato, e infine Vacoas, rinomata principalmente per il Gymkhana Golf Club, il più antico golf club dell'emisfero sud.



LA NATURA, VERA PROTAGONISTA
Sulla storia, sulla fauna, sulla flora, svetta maestosa, come una promessa di fertilità e gioia, la penisola di Le Morne Brabant, a 556 metri sopra il livello del mare. Ricoperta di un verde accecante e interamente costituita da roccia basaltica, la penisola gode di un promontorio talmente unico nel suo genere da esser tutelato dall'Unesco come Patrimonio dell'Umanità. E' qui, nella zona sud-occidentale dell'isola, che si nascondevano gli schiavi del XVIII e dell'inizio del XIX secolo, protetti dall'isolamento della montagna, dalla fitta boscaglia e dalle ripide vallate che rendevano il luogo pressoché inaccessibile. Le tradizioni orali hanno tramandato fino a noi racconti di epiche fughe che hanno fatto di Le Morne il simbolo stesso della lotta degli schiavi per la libertà, delle loro sofferenze e dei loro sacrifici. Nel corso degli anni, questo luogo si è trasformato nell'emblema della battaglia contro la schiavitù e nel punto di ritrovo di tutti coloro che vogliono commemorarne l'abolizione, in particolare dei discendenti delle comunità di schiavi che ancora vivono sull'isola.

Poco più a nord, nel distretto di Pamplemousses, si trova l'imperdibilegiardino botanico dove tra palme, alberi tropicali, nymphaeaceae e baobab ci si sente davvero piccoli al cospetto della natura. I turisti dal pollice verde di tutto il mondo ben conoscono questo posto incredibile, che copre un'area di 37.5 ettari e ospita più di 500 specie di piante, incluse 80 specie di palme, per la sua ampia collezione di piante indigene ed esotiche e per le zone acquatiche ricoperte di piante, come la gigante Water Lilly Victoria Amazonica, mentre gli amanti dell'arte si limitano ad ammirare il suo cancello in ghisa, che ha ricevuto un premio allo Chateau Mon Plaisir. Altro spettacolo da brivido è quello dell'Isola dei Cervi, in francese, lingua locale, Ile aux Cerfs, dove un tempo si trovavano realmente dei cervi importati dai coloni. Oggi questa piccolissima isola è solo un mini-paradiso nel paradiso, meta ambitissima dai turisti amanti del golf.

MANGIARE ALL'INSEGNA DELLA BELLEZZA (E DEL GUSTO)
Suggestiva è anche la cucina. Per capirlo basta sedersi a tavola e assaporare i piatti tipici locali: tra una ricetta e l'altra si sentono l'Europa, ben riconoscibile nelle salse francesi che accompagnano il pesce, e l'Asia e l'Africa, vivissime nelle spezie come zenzero, cannella e curry. Il distillato più puro di questo ibrido culturale ben si assapora gustando il rum locale, cui è stato giustamente dedicato un museo che mostra, con macchinari attualmente in funzione, tutte le fasi di lavorazione della canna da zucchero, qui coltivata da secoli. Da quello purissimo e invecchiato a quello al caffè, il rum qui viene preparato in tanti modi diversi ma la versione più caratteristica è quella alla vaniglia, altro prodotto tipicamente mauriziano, usato anche per aromatizzare il the. Caffè, rum, vaniglia, zucchero di canna, zenzero: questi i profumi e i sapori che si portano via da Mauritius tornando a casa, e questi i prodotti che hanno permesso all'isola di sopravvivere in modo quasi del tutto autosufficiente fino ad oggi, basando la propria economia sul turismo, sulla coltivazione interna e, naturalmente, sulla pesca.

Nel complesso, Mauritius si presenta davvero come un luogo meraviglioso dominato dalla bellezza, non elitario e alla portata di tutti. Dove, tra colori, sapori e profumi di rara intensità, il cervello si tocca con mano un luogo della mente altrimenti irraggiungibile, il paradiso.

 
Articolo tratto da "I viaggi di Repubblica"